venerdì 26 novembre 2010

Le acque dell'isola d'Elba

Il tesoro del Polluce.
Riemerge il tesoro di Rubattino Il suo oro è a San Giorgio Uno dei quadri esposti nella mostra "Raffaele Rubattino. Un armatore genovese e l'Unità d’Italia". Un tesoro è un tesoro, e quel blocco incrostato di sabbia, alghe pietrificate e chissà cos’altro, in cui scintillano le monete d’oro non potrebbe rappresentarlo al meglio. Non fu certo un caso che Raffaele Rubattino spese praticamente il suo patrimonio di grande armatore italiano per tentare inutilmente di riportare alla superficie ciò che si trovava nelle stive nel Polluce, il piroscafo affondato nei pressi dell’Elba nell’aprile del 1841.

Se fossero oro e argenti destinati a Mazzini e ad una possibile insurrezione, non si sa. Ma di certo, il mistero ha affascinato per centocinquant’anni non pochi storici e cacciatori di relitti, sino al recupero del piroscafo e di parte del suo carico, pochi anni fa. E siccome il destino gioca sempre l’ultima carta, nel cuore di palazzo San Giorgio, in una sala delle Compere trasformata dall’allestimento in rosso scuro, brillano le monete d’oro e d’argento, i gioielli di un orefice napoletano, le raffinate porcellane di servizio, e persino un watercloset in ceramica decorata, impensabile nelle case del tempo; ma al centro troneggia la polena del Mongibello, la nave che speronò il Polluce.

Il tesoro, esposto per la prima volta, è il cuore della mostra, ma “Raffaele Rubattino. Un armatore genovese e l’Unità d’Italia” è un percorso unico nella storia della marineria italiana moderna e del Risorgimento allo stesso tempo. La mostra aperta al pubblico non è infatti solo l’omaggio all’armatore che credette in un’altra Itali, mettendo a disposizione i vapori sia per la spedizione di Sapri che per la partenza dei Mille (commovente il biglietto autografo di un Garibaldi vicino alla morte che ringrazia Rubattino «per il ricordo della preziosa amicizia tanto caro al mio cuore»,) ma anche alla modernità delle intuizioni.

«Sono molte le analogie con l’oggi, perché Rubattino è stato il primo a mettere in gioco un intero nuovo naviglio, quando Genova non voleva abbandonare i velieri, ma anche a sostenere i traffici con l’Africa» sottolinea Luigi Merlo, presidente dell’Autorità, ricordando che è, dopo cinquant’anni, la prima mostra organizzata a San Giorgio. Con la piena collaborazione del Museo del Risorgimento e della Soprintendenza per i beni Archeologici della Toscana.